La statua dedicata a Sant’Efrem il Siro nei giardini della Lateranense
Sant’Efrem il Siro, “la cetra dello Spirito Santo” che ha conciliato teologia e poesia. La figura del diacono Siro vissuto nel IV secolo, è scolpita nella statua in marmo donata dai vescovi Siri al Papa che campeggia, dal 28 agosto scorso, nei giardini antistanti l’ingresso dell’Università Lateranense.
«Quest’anno ricorre il centenario della dichiarazione di Sant’Efrem il Siro a Dottore della Chiesa Universale, Padre orientale del IV secolo, conosciuto per le sue opere, le sue poesie e i canti dedicati a Maria». A spiegarlo è Monsignor Flaviano Rami Al-Kabalan, Vescovo titolare eletto di Aretusa dei Siri, Procuratore del Patriarcato di Antiochia dei Siri presso la Santa Sede che si è occupato dell’organizzazione del centenario su incarico di Sua Beatitudine Ignace Youssef III Younan, Patriarca di Antiochia dei Siri. «Come Dottore della Chiesa era naturale porre la statua del Santo nei Giardini Vaticani – ha spiegato il presule –, ma in seguito al colloquio con il cardinal Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, si è valutato di collocare l’opera in un contesto universitario. Per questo motivo, essendo Efrem un importante teologo, si è scelta la sede del Laterano».
La proposta è stata subito ben accolta dal Cardinale Angelo De Donatis, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma e Gran Cancelliere della Lateranense e dal Rettore Vincenzo Buonomo.
«Qui alla Lateranense – ha proseguito il pastore Siro – ho conseguito la Licenza in Teologia e ho scoperto l’universalità della Chiesa Cattolica tramite l’incontro con studenti provenienti da varie nazioni e ambiti culturali. Per questo motivo, l’ubicazione dell’opera in una università pontificia ha un significato di unità e di speranza. Non a caso – ha concluso il Vescovo – la statua include una pergamena tratta dalle opere di Sant’Efrem in cui è scritto: “Beato tu sei Simone, perché tu sei diventato il capo e la lingua del corpo dei tuoi fratelli”, una citazione che rafforza l’unità dei cristiani sotto la protezione del successore di Pietro».
A realizzare l’opera è stato lo scultore siriano Elias Naman (laureato presso la facoltà di Belle Arti di Damasco e specializzato presso l’Accademia di Carrara) che ha avuto il privilegio e la responsabilità di raffigurare in scultura Efrem per la prima volta.
«Come scultore, solitamente, lavoro a taglio diretto, senza una bozza preparatoria o delle linee guida, mi piace dialogare con il marmo tirando fuori la sua anima. In questo caso – ha spiegato l’artista – è stato diverso perché, non avendo riferimenti pittorici o scultorei, ho dovuto studiare la sua storia e le sue opere, creando così un rimando simbolico. La storia del Santo – ha aggiunto Naman – è molto legata all’attualità: infatti, in vita Efrem ha dovuto affrontare una guerra, è diventato profugo, ha affrontato l’epidemia della peste ed è morto aiutando il prossimo. Lavorare su quest’opera, in questo momento, è stata una coincidenza importante dato il periodo emergenziale che stiamo vivendo».
L’installazione dell’opera è stata curata dalla Direzione delle infrastrutture e servizi del Governatorato della Città del Vaticano, coordinata dall’ingegner Silvio Screpanti.